Su Avvenire, un contributo di Matteo Severgnini, Rettore della nostra scuola, a partire dalle parole di Papa Leone XIV al Giubileo del mondo educativo e nella sua prima Lettera apostolica Disegnare nuove mappe di speranza.
Venerdì 31 ottobre pomeriggio, durante un dialogo sull’esperienza scolastica, prende la parola una studentessa liceale del terzo anno, entusiasta per l’incontro con i primi filosofi: «Quelle domande sull’origine e sul destino di tutto sono anche le mie, ma il prof, quando ho espresso il mio entusiasmo, mi ha corretto: per lui si tratta di uno studio scientifico, che non ha nulla a che fare con la mia persona». Le risponde una maturanda: «Partecipando alla giuria giovanile di un Festival cinematografico, ho condiviso con altri coetanei il nostro apprezzamento per un film che metteva a tema proprio quelle domande esistenziali di cui parlavi, ma gli adulti presenti ci hanno invitati a concentrare invece la nostra attenzione su altri fattori: recitazione, montaggio, fotografia…».
Colpisce e addolora come spesso noi adulti, spinti magari dalle migliori intenzioni (la precisione nella didattica, ad esempio), contribuiamo a spegnere il fuoco che abita il cuore dei ragazzi che ci sono affidati, anziché ravvivarlo. Forse perché quel fuoco ci fa paura, ci pone davanti a questioni scomode, a domande che noi pensiamo di aver “risolto” e non vogliamo riaprire. Per questo è una risorsa preziosa che sul soglio di Pietro ci sia un ex-insegnante di matematica e fisica, il quale ci sprona a «uscire dalle secche» di un’impostazione razionalistica, “fredda”, e a «recuperare una visione empatica e aperta a capire sempre meglio come l’uomo si comprende oggi per sviluppare e approfondire il proprio insegnamento». (…)
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