Incontro di inizio anno con Cristiano Guarneri

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Come è ormai tradizione, tutti gli alunni delle Superiori hanno iniziato l’anno con una testimonianza di vita vissuta: a portarla qui alla Regina Mundi è stato Cristiano Guarneri, giornalista e scrittore, ma soprattutto padre affidatario e adottivo.

 

“QUANDO MI SENTO PREFERITO”

Incontro di inizio anno con CRISTIANO GUARNERI

 

Nell’Auditorium gremito di studenti e prof fino all’ultima sedia il Preside Daniele Severgnini prende la parola motivando la presenza del gradito ospite: “Abbiamo chiesto a Cristiano di aiutarci ad introdurci al tema di quest’anno “Tu sei un valore”, un’affermazione che ha tutta l’aria di una provocazione, infatti il maggior punto di crisi che accomuna tanto noi adulti come i ragazzi è la perdita del concetto di valore.”, poi propone alcune esemplificazioni: “Valgo in quanto sono un bravo ragazzo o vanto competenze e performance di un certo livello? Ho valore perché sono popolare? E se ciò non accade? È possibile sentirsi falliti a soli 19 anni, quando si ha ancora tutta la vita davanti? Oppure si può dire “Ho trovato un luogo in cui non sono un numero e non mi considerano per le capacità che ho, ma so di poter essere me stessa, sono libera”? (leggi tutta l’introduzione del Preside Severgnini)

Cristiano Guarneri si presenta come un 50enne giornalista e scrittore di Cremona, sposato da 21 anni con Silvia (cosa che ai nostri giorni gli appare incredibile) e padre di tanti figli: i primi tre in affido e ora maggiorenni, il quarto adottato, il quinto naturale, poi dice che racconterà tre fatti e tutti si mettono in ascolto.

Primo fatto                                                                                                                            
Si era sempre immaginato di diventare papà di tanti figli, invece per lui e per sua moglie “Dio aveva in mente altro”. Tutti gli amici ne avevano già e loro no e per questo non si sentiva “un valore” ma “uno sfigato”, la sua performance era pari a zero, viveva un profondo senso di ingiustizia. I figli non arrivavano, ma sono arrivati degli incontri, in particolare con un sacerdote, che ha proposto loro: “Perché non portate a casa dei figli già fatti?”.
Silvia è partita con entusiasmo, voleva bene ai bambini come se li avesse generati lei. Trovava soddisfazione, era felice e glielo si leggeva in faccia, si vedeva come li trattava. Cristiano invece Io era meno, perché quelli che arrivavano erano così diversi da lui…
Quando uno scopre il suo posto nel mondo vuole bene a tutto, perfino alle fatiche, alle difficoltà. Silvia ha cominciato a considerarli suoi, inoltre voleva bene anche a lui, nonostante i suoi difetti.
Tutto è cambiato da quando ha provato a guardare quei bambini come lei e si è sorpreso a scoprire di amare gratuitamente. Pian piano i bambini hanno cominciato a preferire lui a sua moglie, lo chiamavano papà, sceglievano lui, cercavano lui… incredibile!
“Lì ho capito che cos’è il valore: sono felice quando mi sento preferito.”

Secondo fatto
Il quarto figlio, quello adottato, Alessandro, ha una malattia tremenda: encefalopatia multicistica con síndrome di West. La sua mamma naturale, una ragazzina, sapeva della sua malattia fin dalla gravidanza, eppure non ha abortito: l’ha fatto nascere, l’ha riconosciuto, ha avuto due giorni per decidere se tenerlo o no e l’ha lasciato a Niguarda.
Alessandro aveva un’aspettativa di vita molto breve, forse sarebbe arrivato a vivere un anno… Ebbene sabato 2 settembre ha compiuto 18 anni e per lui è stata organizzata una festa “regale” con 270 persone! Per lui che “era bellissimo e lo è ancora, eppure non sa fare niente.” e qui Guarneri chiede ai ragazzi di riflettere su quante cose sappiano fare e li esorta ad averne coscienza.
Non trattiene l’entusiasmo nel raccontare la valanga di bene sperimentata in questi 18 anni, quanto amore è nato, quante conversioni, quanta gente che vuole loro bene grazie a lui, e fa qualche esempio.
Poi ricollegandosi al tema dell’anno sintetizza con parole toccanti tutta la vicenda: “Forse il valore è vivere con chi ti ha messo al mondo? Sì, ma anche incontrare qualcuno che ti vuole così bene che ti è padre e madre tanto da farti sentire figlio. Importante è essere di qualcuno, per questo si ha valore. Alessandro ha vissuto 18 anni grazie alle medicine, ma anche perché è amato.”

Terzo e ultimo fatto
Noemi, la prima figlia arrivata a 8 anni, rimasta fino a 16 e poi spostata in una comunità per minori, nel 2019 si mette con un ragazzo e resta incinta. Nasce una bambina nel luglio 2020 in pieno Covid e dopo poco tempo il compagno la lascia, senza un lavoro e con la figlia a carico. La ragazza fa fatica, non riesce a sostenere la situazione finché un sabato va dai Carabinieri e dice loro di non volere più quella bambina.
Alla domanda dove poterla portare Noemi risponde che l’unico posto è la famiglia dove lei stessa è stata accolta. Nel pomeriggio fissato per le pratiche nell’Ufficio dei Servizi sociali c’è la medesima assistente sociale che aveva affidato Noemi ai Guarneri, quindi inevitabilmente decide di affidare loro la bambina, cioè la nipote, dove si trova tuttora. Noemí sa che c’è un posto a cui sempre può tornare e a cui ha consegnato persino sua figlia, quello che ha di più caro. E intanto lei prova a vivere.
Ci vuole una ragione grande per provare l’unica cosa che ci fa vivere. Bisogna stare dove ci si sente bene”.

 

Mentre scroscia un applauso spontaneo, il Preside ringrazia Cristiano e dice che questo incontro dà l’occasione, da non sprecare, di essere davanti a un’esperienza di vita, di fare domande a questo padre. E le domande arrivano.

Valeria ad esempio gli chiede come possa continuare ad amare questa figlia anche se lo faceva soffrire, che cosa gli dia la forza di amarla. Annachiara invece vorrebbe capire meglio come abbia accettato l’esperienza dell’adozione e dell’affido.
Senza esitazione Cristiano attribuisce il merito a sua moglie: vederla felice, essere felici è la ragione per cui vivono. Non c’è stata nessuna costrizione, hanno accettato entrambi l’accoglienza.
Se si incontra uno che va a mille, viene da chiedergli perché. Si vive incontrando e seguendo qualcuno che è felice. Le domande sono la più grande utilità di questo mondo, perché ci fanno ricordare dove viviamo.

Anche Benedetta ha 2 fratelli in affido e si preoccupa del fatto che possano dimenticarla quando torneranno nelle loro famiglie di origine.
Flavia gli domanda come sia stato accogliere il figlio naturale dopo tante vicissitudini con gli altri.
Molto semplicemente Cristiano dice che il quinto figlio Samuele è stato accolto come un miracolo. È stata la sorpresa di un miracolo, la verità di vivere con lui quello già vissuto coi primi quattro. Però poi afferma: “Ci sono stati dati tutti, i primi quattro con le carte, ma anche il quinto ci è stato dato. È nostro, ma come se non fosse nostro, è di Dio.”
Certo, ha avuto paura di non rivederli, Mattew lo vede pochissime volte, ma il dispiacere è superato dal desiderio che sia felice. Il bene più grande che si possa volere ai figli è la loro felicità, ma noi non sappiamo dove accada. E conclude: “Chi l’ha detto che saranno felici solo da te? Questo desiderio anche per te si trasformerà in preghiera, non che stiano con te, ma che siano felici.”

Tutti sono commossi da queste parole e il Preside “Seve” sintetizza: “Se io ho un valore i compagni, i professori sono occasione fondamentale perché io possa scoprirlo, senza di loro non potrei fare un passo. Chiederò un aiuto, avrò bisogno di voi, dei vostri volti. Il valore del mio lavoro è tale perché ci siete voi”.

Non potrebbe esserci augurio migliore per il nuovo anno scolastico che va a incominciare.

 

Stella Bellada
Docente di Lettere e Arte nei Licei RM

 

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