La sfida della vera Speranza

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Va tutto bene? “Andrà tutto bene!” Ma ora…?

Oggi uscendo per fare la spesa ho approfittato per fare il pieno alla macchina. I prezzi sono scesi -vantaggi del momento- e attaccato alla pompa c’era un post-it rosa, oramai un po’ scolorito, con scritto: “Andrà tutto bene”.

Alla televisione, in radio, sui social, in questi drammatici giorni viene ripetuto “a nastro” questo motto “Andrà tutto bene”.

Chi l’ha pensato? Da dove viene? Non lo sappiamo esattamente, ma chiunque l’abbia lanciato – un qualche blogger di successo o un qualche pubblicitario sulla cresta dell’onda – quello che non sapeva forse è che questa espressione affonda radici lontane.

Infatti ci riporta al lontano XIV secolo, in Inghilterra. In quel periodo imperversava in Europa la peste nera, e il Signore parlò ad una giovane, Giuliana di Norwich, con queste parole: “tutto sarà bene” e “ogni cosa sarà per il bene”.

Non un semplice ottimismo fondato sul “andrà tutto bene quando tutto questo sarà passato”, ma l’invito, la sfida a guardare già ora tutto ciò che accade secondo la speranza cristiana, a cui “ancorare” le speranze umane, fondata sull’esperienza dell’amore di Dio pur nella consapevolezza della presenza inevitabile della sofferenza.

Se non è “solo” la speranza che tutto questo passi, un giorno, in futuro, quando non sappiamo, bensì qualcosa che adesso permette di, come diceva il giovane Pier Giorgio Frassati, “Vivere, non vivacchiare!”, che cos’è allora la SPERANZA?

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Ci aiuta Charles Péguy, scrittore francese, vissuto a cavallo tra il IX e il X secolo, che scrive nel suo testo “Il portico del mistero della seconda virtù”:

“Ma la speranza, dice Dio, ecco quello che mi stupisce.
Me stesso.
Questo è stupefacente.
Che quei poveri figli vedano come vanno le cose e che credano
che andrà meglio domattina.
Che vedano come vanno le cose oggi e che credano che andrà
meglio domattina.
Questo è stupefacente ed è proprio la più grande meraviglia
della nostra grazia.
E io stesso ne sono stupito.
[…]
La Fede è una Sposa fedele.
La Carità è una Madre.
La Speranza è una bambina da nulla.
[…]
Lei sola, portando le altre, che traverserà i mondi compiuti.
[…]
Dio ci ha fatto speranza. Ha cominciato. Ha sperato che l’ultimo dei peccatori,
che il più infimo dei peccatori lavorasse almeno un po’ alla sua salvezza,
sia pure poco, poveramente,
che se ne sarebbe occupato un po’.
Lui ha sperato in noi, sarà detto che noi non spereremo in Lui?
Dio ha posto la sua speranza, la sua povera speranza in ognuno di noi, nel più infimo dei peccatori. Sarà detto che noi infimi, che noi peccatori, saremo noi che non porremo la nostra speranza in Lui?”

“La Speranza è una bambina da nulla”, è Dio stesso a parlare, stupito della speranza, che così definisce. La speranza è giovane perché ogni giorno, ogni istante, si rinnova, può essere rinnovata, perché grazie ad essa noi ogni giorno possiamo muovere un passo davanti all’altro, rimanendo fedeli anche in tempi duri di prova come questo.

È allora uno sforzo nostro, una decisione nostra la speranza? No e sì.
No: è un dono, non viene da noi, non ce la diamo con le nostre forze, con le nostre mani, con i nostri pensieri.
Sì: è un dono, e come tale dobbiamo scegliere cosa farne, se guardalo o se lasciarlo da parte in un cantuccio.

Ci è data, all’inizio della nostra vita e centomila volte dopo, ed ogni giorno ci è data attraverso fatti, persone, che ci ricordano che la nostra vita è bene, che siamo voluti bene, che siamo bene.

Possiamo fermarci ad un ottimismo che “se un discorde accento fere l’orecchio, in nulla torna quel paradiso in un momento” come diceva Leopardi, cioè un sentimento che regge fino a quando uno screzio casalingo o una coda al supermercato ci fanno rimettere tutto in dubbio.

Oppure accettare la sfida ogni giorno di ricercare quel punto, quei punti, di bene e bellezza che, segni del Bene, ci costringono a sperare.

Ecco dunque che ci inoltriamo nella Settimana Santa con l’augurio di guardare in faccia l’origine della nostra Speranza e riscoprire il vero valore di questo sentimento. Buon cammino!

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