Che cosa c’entrano il basilico e la salvia con la matematica?

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Piantine3

Vi chiederete: “Che cosa c’entrano il basilico e la salvia con la matematica?”
C’entrano come “i cavoli a merenda”, penserebbero i più, ma forse quei più non sono mai stati in una classe terza della scuola primaria.

Entriamoci in punta di piedi, durante la correzione di un problema dei compiti delle vacanze:

 

quarantotto occhi sbarrati chiedono con lo sguardo interrogativo qualche notizia in più sulle foglioline che devono sommare. E allora la maestra si presenta in classe con due piantine di aromatiche, profumate e verdissime.
I bambini le odorano, le toccano, le confrontano, fanno paragoni. Il testo prende vita, le parole spalancano mondi.

Le foglioline della salvia sono più coriacee, setose, quasi carnose, assomigliano ad un tessuto di velluto; sono di un verde argenteo, delicato e tenue. Si scopre che profumano l’arrosto, sono croccanti fritte e ricordano gli aperitivi estivi, sposano bene il burro per condire i ravioli e anche un’anonima pasta bianca. Qualcuno sa che i bisnonni le usavano per pulire i denti e rinfrescare l’alito.

E chissà quante altre proprietà benefiche hanno, se occupano un posto d’onore nell’Orto dei Semplici…
“Orto dei Semplici, maestra? Che cos’è?” e il racconto inizia e non finirebbe mai perché pesca nella Storia, ma sembra una favola.

Invece il tempo stringe e il basilico, la pianta dei Re, verde brillante e acceso, delicato al tatto, perché ha le foglie sottili, richiede la giusta attenzione: sembra di gustare le trofie al pesto, non può mancare sulla pizza margherita e nemmeno sulle bruschette.

Il testo di un semplice problema di matematica ha dato la possibilità di raccontare la ricchezza della realtà che ci circonda e di guardarla con occhi nuovi, con un nesso, un filo rosso che lega tutte le cose e le valorizza.

Appare chiaro il motivo per cui ancora nella nostra scuola primaria scegliamo il Maestro unico: un adulto appassionato che prende per mano i bambini e li accompagna alla scoperta del gusto per la conoscenza, attraverso modalità di apprendimento flessibili, misurate, laboratoriali e fantasiose.

ELEMENTARI, si sarebbe detto una volta, dove quell’aggettivo rimanda ai fondamenti essenziali di ogni sapere e perde l’accezione spesso riduttiva che gli diamo.

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