Percorso di educazione affettiva

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corso affettività

Temi e sollecitazioni emersi quest’anno

Da diversi anni, ai ragazzi delle scuole medie, viene proposto un percorso di educazione affettiva realizzato attraverso la collaborazione con il consultorio “La Famiglia” e l’associazione “Felicita Merati”.
Realizzato in dialogo con gli insegnanti su temi comuni, ma a partire dal bisogno specifico di ciascuna sezione, prevede almeno due incontri annuali con i ragazzi e un momento finale di dialogo con i genitori.
Il 20 febbraio si è tenuto l’incontro di restituzione, cui hanno partecipato le referenti del progetto Loredana Zecchin e Marica Riva. Ecco in sintesi quanto ci hanno raccontato.

 

CLASSI PRIME

In queste classi si è lavorato soprattutto sulle emozioni e molti ragazzi hanno descritto il crescere in loro di un sentimento di tristezza e di solitudine.
Certamente a quest’età vi è una esperienza del morire della parte più infantile e l’emergere di nuovi aspetti e interessi, ma dai loro racconti si legge concretamente anche il fatto che da quando sono alle medie passano molto più tempo da soli. Una solitudine che, seppur riconoscendo all’interno di essa il valore positivo di prendersi del tempo per pensare e riflettere, vivono spesso come faticosa.
Durante il lavoro i ragazzi hanno costruito delle grandi mappe concettuali in cui hanno appuntato i sentimenti negativi associati a questa loro condizione: malinconia, ansia, paura, nostalgia… Ma anche le risorse positive che possono trovare in loro e fuori di loro.
Colpisce il fatto che cerchino moltissimo una soluzione alla solitudine che vivono attraverso la relazione, sia quella con l’adulto, sia quella con i compagni. È stato allora importante lavorare con loro per creare dei momenti di dialogo, di relazione.
Nel dialogo coi genitori è emerso che sarebbe utile trovare occasioni di collaborazione tra le famiglie, in modo da poter creare occasioni di invitarsi tra compagni, magari anche con il supporto di altri genitori o nonni disponibili, perché sia garantita anche la presenza di un adulto.
Abbiamo parlato anche dei social e alcuni hanno riconosciuto che nella comunicazione è più bello potersi guardare in faccia, usare gesti e linguaggi non verbali o chiamarsi al telefono e parlarsi dal vivo, rispetto allo scriversi un messaggio. Certe modalità di comunicazione sono infatti spesso percepite anche da loro come non chiare o fraintendibili rispetto al pensiero che sta dietro quello che viene scritto.
Nelle prime in sintesi si è osservato che i ragazzi esprimono una grande fiducia negli altri, adulti e compagni, che ha permesso loro di raccontare e dirsi con libertà, durante il percorso svolto.

CLASSI SECONDE

In seconda, come ogni anno, sono stati proposti ai ragazzi dei giochi. In questa fase della vita emerge spesso la paura del giudizio dall’altro, il rischio di dirsi e di esporsi e anche per questo è più efficace un percorso metaforico che li coinvolga in una attività fisica, rispetto all’affrontare i temi attraverso la condivisione di pensieri e riflessioni.
Tutta la loro persona è stata così implicata nella scoperta del fatto che noi conosciamo noi stessi nella relazione con l’altro. Attraverso i giochi è emersa la consapevolezza che ci sono tanti passi possibili per diventare grandi. Una prima strada è quella dell’imitare, poi bisogna passare all’ascolto di sé e dell’altro, infine si scopre il gusto e il piacere di provare un compiacimento per l’altro.
Sul tema della relazione, alla domanda posta in classe: “Come vi addormentate?” sono emersi molti spunti interessanti. Si è notato che, dentro i ritmi di vita spesso frenetici che caratterizzano il nostro presente, i ragazzi faticano spesso a trovare sonno e cercano il rilassamento. Alcuni lo fanno utilizzando applicazioni scaricate sul telefono che riproducono luci e suoni riposanti. A questa età i ragazzi fanno molto più fatica a stare soli, per l’emergere di pensieri e paure. Hanno bisogno di liberarsi da questi pensieri. Qualcuno sostituisce l’orsacchiotto con il cellulare e perde ore di sonno chattando.
Alla domanda “Come vivete i social?” I ragazzi hanno parlato del fatto che si divertono, perché vedono cose che fanno ridere. Si fanno dei video e li pubblicano. Sentono il bisogno di essere guardati, sia che facciano cose belle sia in cose brutte. Si è osservato che per essere guardati a tutti i costi, nel bene e nel male, essi rischiano anche di perdere il senso di quello che si fa vedere e che si mostra di sé, pur di attirare l’attenzione.
Nell’incontro coi genitori, Loredana Zecchin ha invitato a dare tempo per ascoltare i ragazzi e parlare con loro. Ha sottolineato quanto sia importante che un genitore racconti anche di sé, di quello che fa, di come si è sentito in una situazione, di come è andata la sua giornata. E deve dire la verità, con tutte le ambivalenze e le fatiche che si vivono, non comunicando solo come si dovrebbe essere o imponendo modelli astratti: “Devi fare così!”. I ragazzi hanno bisogno di sentire dire che anche noi siamo in cammino. Devono percepire che qualcosa di loro ci piace. Hanno bisogno di sentirsi amati. Altrimenti cercano i “like” altrove.

 

CLASSI TERZE

In terza, dopo aver raccolto diverse domande, le classi sono state divise lavorando con i ragazzi e le ragazze separatamente.
Il percorso li ha accompagnati a diventare più consapevoli della differenza tra sesso maschile e femminile, non solo dal punto di vista fisico, ma anche da quello del pensiero e dell’espressione di emozioni e sentimenti. Gli adolescenti sentono più forte il richiamo della vita e sono stupiti delle nuove emozioni che scoprono, ma anche spaventati dal senso di vuoto che spesso provano. Talvolta anche i modelli negativi che incontrano (si pensi alla pornografa che dilaga tra i ragazzi con i suoi modelli distorti di sessualità) non li aiutano.
Le domande emerse sono state molteplici: “Come definire la qualità di un legame?” “Come “Come vivere la fedeltà nell’amicizia?” “Cosa significa il rispetto?”
Sul tema dell’iniziare una relazione, i maschi, che pur ostentano talvolta spavalderia, si sono mostrati molto impacciati, sospesi tra sogno e realtà: “Come mai nel sogno riesco a far tutto e nella realtà sono spesso bloccato?” Ha chiesto uno studente.
Aiutarli a riflettere sul loro vissuto, a porsi delle domande, ad ascoltare sé e i propri desideri, a diventare più coscienti dei propri gesti era in fondo lo scopo di tutto il percorso.
E’ stato chiesto loro, alla fine, un giudizio sugli incontri fatti, rispondendo anonimamente alle domande: cosa ti è piaciuto? Su cosa hai cambiato idea? Cosa non ti è piaciuto?
L’esito è stato molto positivo: le risposte dei ragazzi lette nell’ultima parte dell’incontro con i genitori hanno mostrato una viva e sincera gratitudine, quasi un sollievo per aver compreso aspetti su cui, spesso, i ragazzi avevano conoscenze distorte. Le loro risposte hanno attestato la soddisfazione per aver guadagnato una consapevolezza più grande, e l’interesse per i temi affrontati.

Di seguito vi riportiamo i commenti di alcuni di loro :

“Mi porto via molte cose, posso affermare di conoscermi meglio, di capire bene come sono fatto. Ho avuto l’occasione di soffermarmi un attimo su degli aspetti che prima non consideravo molto. Quello più in particolare sono le opportunità di vedere questo aspetto sotto il punto di vista delle ragazze, ho capito quanto è importante apparire per come sono.”

“Mi porto via una nuova e meravigliosa idea di me.”

“Mi ha aiutato parlare di certe cose di cui mi vergognavo. Spero che ci sia un altro incontro, ho anche imparato meglio le differenze tra maschio e femmina.”

“Ho capito che c’è differenza tra maschi e femmine ma anche somiglianze e penso che questo incontro mi sia servito molto.”

“Adesso so molte cose e molti aspetti del mio corpo che prima non conoscevo. Il fatto che il ciclo sia solo una cosa brutta è una cosa su cui ho cambiato idea, ora lo vedo più come una cosa bella. Grazie a me ci potranno essere nuove vite sulla terra e in più grazie al ciclo posso riuscire a conoscermi meglio con le diverse fasi del mese dove so il perché dei miei stati d’animo.”

“Mi porto a casa un discorso molto approfondito sull’affettività che finora ignoravo. Io all’inizio dell’incontro non sapevo niente, vuoto totale.”

“Avrei fatto più ore perché lo trovo molto utile per scoprire una parte di noi stessi che non si conosce prima.”

“Mi porto via alcune cose che non sapevo, come ad esempio che la pornografia è falsa.”

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