ORGOGLIOSI DI FARE E CONOSCERE

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Mai come in questi ultimi anni nel mondo della scuola sono risuonati concetti come “didattica attiva”, “competenze trasversali”, “non-cognitive skills”. Poi è arrivata la pandemia. Come si può condurre una didattica laboratoriale in DaD, o coinvolgere gli alunni in lavori cooperativi eliminando compagni di banco e gruppi ravvicinati?

Sono state innumerevoli le occasioni in cui, da un momento collegiale a un caffè in corridoio, ci chiedevamo tra colleghi come poter attirare i ragazzi in una avventura di conoscenza interessante e gustosa, senza permettere che l’emergenza sanitaria li privasse di occasioni di esperienza preziose alla loro età.

È stato chiaro che tante attività andavano ripensate proprio per favorire un vero contatto con la realtà delle varie discipline. Infatti, se è indubbio che si impara attraverso l’esperienza, perché questa si avverasse è stato indispensabile uno sforzo creativo, dettato soprattutto dal momento storico in cui il virtuale rischiava di inglobare tutto.

Non tutti i tentativi probabilmente hanno centrato in pieno l’obiettivo (questo è anche il bello dell’insegnamento, c’è sempre bisogno di reinventarsi e trovare nuove strategie), ma riguardandomi indietro mi sono stupito di quanto sia stato fatto in questo anno straordinario, e di quanto i ragazzi abbiano prodotto dal punto di vista pratico e attivo. Questa “scuola del fare” ha coinvolto i ragazzi anche nelle materie considerate di solito più “frontali”: sono stati realizzati dei video-booktrailer per un coinvolgimento nella lettura, un percorso di teatro e cinema sul viaggio di Ulisse, laboratori per lo studio della geometria piana e solida, esperimenti casalinghi di scienze filmati e ridiscussi insieme a docenti e compagni, studio dell’anatomia a partire da veri organi animali, apprendimento interattivo delle lingue soprattutto per potenziare le competenze di conversazione, e moltissime altre esperienze didattiche avendo come faro la possibilità per gli studenti di immergersi negli argomenti trattati e quindi trattenerne il cuore.

La stessa zona rossa non ha dettato l’ultima parola: studiata una soluzione in accordo con le disposizioni, la disponibilità di docenti e famiglie a vedersi stravolgere l’orario della mattinata ordinaria, ha permesso che i ragazzi fossero convocati in presenza a gruppi. Nelle materie laboratoriali si sono costruiti dei percorsi che hanno portato alla progettazione e creazione di modellini architettonici, all’esecuzione musicale di insieme a più parti e con più strumenti, a lavori artistici di stampa, disegno a mano libera, pavimentazioni geometriche…Spazio quindi al lavoro di ciascuno che, con le sue peculiarità, ha collaborato a costruire un risultato comune al gruppo o alla classe.

Così nel mettersi all’opera la curiosità, il coinvolgimento, o talvolta perfino l’iniziale rifiuto di qualcosa per cui “non sono portato” possono così diventare la strada per un lavoro di conoscenza. Si vede in atto un metodo che conduce tutti a essere veramente orgogliosi perché possono dire “Guarda! L’abbiamo fatto noi!”

Stefano Musolino
Docente di musica
Scuola Secondaria di I grado

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