Domani torniamo?

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Giornate faticose e lente che, sebbene interminabili, sfuggono dalle mani in un’incessante routine fatta di lezione in DaD, compiti da svolgere al pc, qualche ora su Fortnite connesso con un compagno o qualche momento di chiacchiera con l’amica dall’altra parte dello schermo.

A qualcuno è proposto: “Vieni a scuola domani a seguire le lezioni, stai con me e seguirai meglio!”

Suona come una fregatura: “Perché io devo andare e altri no? Perché io mi devo svegliare prima dei miei compagni?”

Un tentativo ironico che sembra ripescarci da quel vortice di vuoto da cui siamo risucchiati tutti, nessuno escluso, che ci permette di fermare il tempo e fissare un momento in cui qualcosa accade, in cui noi siamo protagonisti.

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E così un docente si trova in classe connesso con i suoi alunni a distanza, con accanto a sé qualcuno, una piccola rosa di volti tesi ma sorridenti ai quali non sempre può rivolgere lo sguardo – il multitasking è la cruda legge della DDI – ma dai quali è costantemente ridestato, sollecitato, a volte anche infastidito.

“Avete capito? Ci siete? Fatemi vedere il quaderno” – “Fatto, ci sono! Aspetti prof, può ripetere?”

E quando l’ora finisce e i compagni a distanza sono in pausa, quei volti si avvicinano alla cattedra e ti parlano, ti chiedono con una libertà mai mostrata prima chiarimenti su ciò che hai spiegato o addirittura ti chiedono come stai e ti raccontano di come se la passano a casa.

“Domani torniamo?”

Suona come una occasione.

 

Prof.ssa Chiara M. Rossetti
Docente di Lettere
Scuola Secondaria di I grado

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