incontro con Daniele Mencarelli

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Io non voglio solo uno squarcio di luce

Riflessioni degli studenti

Venerdì 24 gennaio i ragazzi del Liceo Linguistico e dell’Istituto Tecnico hanno avuto l’occasione di incontrare nell’auditorium della nostra scuola Daniele Mencarelli, l’autore che ha pubblicato per Mondadori “La casa degli sguardi”.

Mencarelli, che da anni si occupa di fiction presso la Rai, in questo libro ha raccontato la sua dipendenza prima dalle droghe e poi dall’alcool e come poi ne sia uscito come un “Lazzaro tornato dalla morte per dirvi tutto”. Un percorso accidentato, costantemente ostacolato dai limiti di un animo fragile come il suo, descritto passo dopo passo, caduta dopo caduta. Gli appigli che hanno permesso a Mencarelli di vedere una luce sono stati tanti dal fondo del baratro in cui la sua vita è lentamente scivolata all’inizio dei vent’anni. Tutto intorno era diventato un deserto dopo aver abbandonato gli studi e il lavoro, e anche sua passione per la scrittura, finché anche le amicizie hanno iniziato a diradarsi.

Nonostante tutto, il punto di svolta della sua vita sono stati proprio gli sguardi che mai l’hanno abbandonato: dai genitori a chi ha deciso di affidargli un lavoro, chi si è fidato e non si è fermato al limite che lui stesso non riusciva a oltrepassare.

Abbiamo chiesto allora ai nostri studenti cosa hanno sperimentato nel lavorare su questo testo e nell’assistere a un incontro così prezioso, e queste sono alcune delle loro testimonianze pervenuteci.

Marta: “La frase che mi è rimasta più impressa è stata: “Noi quando non guardiamo non viviamo; attraverso lo sguardo accolgo quello che sta dentro di me. Noi siamo contenitori degli sguardi altrui.” L’ho trovata una sorta di provocazione rivolta a tutti, come un invito a guardare il mondo e la realtà che si ha davanti, non superficialmente, ma approfondendo ogni storia e ogni vita che incontriamo. Accogliere lo sguardo dell’altro significa conoscerlo in profondità e in qualche modo riconoscere meglio anche noi stessi.”

Per tanti altri l’incontro con Mencarelli ha significato una presa di coscienza rispetto all’importanza di questo sguardo, per esempio Giorgia, che afferma: “Molte volte mi perdo nella mia immaginazione sulla realtà, su come il mondo dovrebbe essere perdendomi tutta la bellezza di guardare come è la realtà effettivamente. Una “casa degli sguardi” che comprende tutti noi, e quando la perdiamo diventa difficile guardare le cose con serenità. Essendo una persona piena di paure e di incertezze desidero quotidianamente sentirmi casa degli sguardi altrui. Daniele è stato uno dei pochi che in questo anno mi abbia rintrodotto nella realtà aiutandomi a comprendere che forse anche nella sofferenza si nasconde la bellezza.”

Quello che ha colpito ciascuno dei presenti è stata la sincerità e la semplicità disarmante con cui Daniele ha saputo parlare di sé. Tra tutti, Mattia: “In particolare, è stato molto significativo il suo percorso di consapevolezza, quando ha compreso che l’alcool e le droghe possono annientare l’essere umano e lo allontanano da sé stesso, come la sua esperienza ci ha dimostrato. Per questa ragione la sua testimonianza è a tutti gli effetti una presa di coscienza per ognuno di noi.”

In quella sala però non è stato il dolore ad avere l’ultima parola. Infatti uno sguardo vero genera quel “motore interrogante e interrogatorio che è l’amore” come afferma Diletta che aggiunge: “Quest’incontro per me è stato forte, come lo sono stati gli sguardi di quell’uomo, sguardi d’amore, di occhi che hanno visto la morte e l’hanno sconfitta. Ecco io in quegli occhi mi sono affacciata riscoprendo il valore della vita, ovvero avere sempre speranza, perché nella vita tutto è possibile!”

Una ragazza, inoltre, racconta dell’amore particolare che l’ha colpita, quello materno: “Del libro che ha scritto mi ha colpito particolarmente la scena in cui sua madre una sera decide di portarlo con sé sopra un ponte, dal quale a causa della disperazione aveva intenzione di buttarsi insieme a lui. Voleva togliersi la vita insieme al figlio perché viveva in una situazione che pensava fosse più grande di loro, come se fosse una grossa gabbia e non trovasse una via di uscita. Mi ha colpito il fatto che invece di buttarsi dal ponte abbiano scelto di continuare la loro vita insieme, cercando di migliorarla. Questo episodio mi ha fatto riflettere molto, perché credo che Mencarelli in quel momento abbia deciso di non lasciare tutto, perché è proprio nel momento in cui si sta per perdere qualcosa di grande, qualcosa di importante, che ci si rende conto di quanto in realtà ne valga la pena”.

Anche per Sonia quello è stato uno tra i momenti più significativi: “Sentendo raccontare il rapporto che si è evoluto con sua madre nel corso degli anni mi ha fatto riflettere sull’atteggiamento verso qualcuno, quando si vuole veramente bene a una persona si è disposti a tutto pur di non vederla soffrire ma allo stesso tempo bisogna stargli sempre accanto nonostante gli errori incessanti e in questo caso anche autodistruttivi. Curioso l’effetto che ha provocato in lui il lavoro all’ospedale Bambino Gesù, la sofferenza di quei bambini innocenti e dei loro genitori, l’hanno fatto cambiare completamente portandolo piano piano alla sua salvezza.”

Ecco, allora, la vera portata della testimonianza, del valore di guardare negli occhi chi ha saputo essere per docenti e alunni, davvero un “Lazzaro che torna dai morti”, come si vede nelle parole di Bianca: “Ho percepito in lui una straordinaria capacità di rompere gli argini del prevedibile, ma tutto questo in alcuni momenti si è trasformato in un discorso un po’ nebuloso, e questo non sempre mi ha permesso di seguire la logica dei suoi pensieri. Resta comunque un’esperienza personale importante dalla quale colgo un messaggio positivo da parte dello scrittore nei confronti del suo pubblico, ovvero come dalla disperazione possa scaturire un principio di bellezza capace di salvare un uomo ormai privo di speranza.”

Questo sguardo di speranza diventa apertura verso l’altro, come emerge dalle parole di Federica: “Siamo spesso egoisti, guardiamo solo noi stessi senza accorgerci del mondo in cui viviamo […] “aiutare gli altri” non significa solo risolvere le loro difficoltà dando alcune dritte e consigli. Un gesto altruista, un sorriso, un abbraccio -se è una persona che conosciamo-, possono aiutare molto, anche se in maniera differente. Queste nostre piccole azioni magari sono in grado di suscitare in loro quel briciolo di felicità che aiuta a non vedere sempre tutto nero; perché nel mondo esistono soprattutto i colori, bisogna solo rendersene conto e renderli vividi, circondandosi di positività anche nei momenti più bui.”

L’incontro ha quindi fatto emergere alcuni aspetti fondamentali che già colpivano dalla lettura del libro, come il momento in cui Mencarelli si rende conto della rivoluzione che l’amore può portare nella vita delle persone. Un esempio chiaro è quello della suora che l’autore vede giocare con un bambino menomato all’interno dell’ospedale in cui lavora:

“Non serve capire, comprendere. Serve accogliere l’umano con tutta la forza che ci è concessa. Arrivare alla bellezza che non conosce disfacimento, nucleo primo e inviolabile. Fronteggiare l’orrore per sfondarlo. Ecco il primato d’amore che ho visto negli occhi di quella suora. Una vetta, un’altezza destinata a pochi. Solo a chi non arretra mai di fronte alla realtà, senza mai chiudere gli occhi, con un coraggio sterminato nel sangue, più forte di qualsiasi paura, egoismo. Non ci si arriva senza coraggio. […] Perderò la luce di questo momento, non so se un poco alla volta o tutta in un solo istante. Ma ne porterò per sempre testimonianza, perché uno solo di questi momenti basta a illuminare una vita intera.”

Solo questo può davvero cambiare, convertire il destino di una vita altrimenti rassegnata al fallimento: la richiesta continua di uno sguardo totale sul reale, che abbracci tutto, senza paura.

“Io non voglio solo uno squarcio di luce” ha concluso Mencarelli. “Io voglio ricordare tutto.”

Infine desideriamo pubblicare integralmente il contributo di Margherita: “A me non è mai piaciuto leggere. Nonostante i rimproveri di mia madre e soprattutto di mio nonno, leggere non è mai stato il mio passatempo preferito. Mai. Quindi, nel momento in cui un libro viene dato da leggere come compito per scuola, la voglia è ancora meno. Nonostante questo ho letto “La casa degli sguardi” e devo dire che mi è piaciuto. Il mio problema con i libri, però, è che una volta finiti li dimentico, è come se li archiviassi. Leggo un libro, mi piace o non mi piace, e poi lo metto via. Capita anche che io sottolinei le frasi che mi colpiscono, ma tutto finisce qui. L’incontro di venerdì è stato speciale, per me, perché è stato come leggere nuovamente il romanzo, questa volta però con coscienza. Mi sono resa conto di aver, purtroppo, letto il libro solo come se si trattasse di una storia qualunque, mentre c’era molto di più che io non avevo notato. La pazienza che Mencarelli ha avuto nell’ascoltare le nostre domande e l’interesse che ha dimostrato davanti alle nostre riflessioni sono ciò che mi ha colpito di più. Ad un certo punto ha detto: “So che la mia ricchezza passa per la ricchezza di qualcun altro, io da solo non mi basto”. Questa è una frase che sento particolarmente mia perché essendo in quinta a fine anno dovrò affrontare gli Esami di Stato e devo dire che quello che Mencarelli dice è proprio vero: un qualcosa di pesante come lo studio se vissuto con gli amici, sostenendosi a vicenda è un’esperienza del tutto diverso. Tutto si arricchisce. Venerdì ha concluso il suo discorso dicendo: “Io non voglio solo uno squarcio di luce”. Vorrei imparare a vivere quello che ho davanti a me con questa profondità.”

Prof. Beatrice Minonzio

Prof. Giovanni Pedersini

 

Alcune note su Daniele Mencarelli
Daniele Mencarelli nasce a Roma, nel 1974. Vive ad Ariccia. Le sue principali raccolte di poesia sono I giorni condivisi, poeti di clanDestino, 2001, Bambino Gesù, Tipografie Vaticane, 2001, Guardia alta, Niebo-La vita felice, 2005. Con Nottetempo ha pubblicato Bambino Gesù, 2010, e Figlio, 2013. Sempre nel 2013 è uscito La Croce è una via, Edizioni della Meridiana, poesie sulla passione di Cristo. Il testo è stato rappresentato da Radio Vaticana per il Venerdì Santo del 2013. Nel 2015, per il festival PordenoneLegge con Lietocolle, è uscita Storia d’amore, la sua ultima raccolta. Si occupa di fiction a Rai Uno.
www.danielemencarelli.it

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