Open Day Superiori

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Preside Giuseppe Pelosi_resize

A SCATOLA APERTA

Il Sorriso e l’Orgoglio

Un fortunatissimo slogan pubblicitario di tanti anni fa vedeva un curioso omone acquistare vari prodotti pretendendo di provarli tutti: alla fine li smontava, per essere più sicuro… Fino a quando arrivava alla confettura Arrigoni. Quella era l’unica merce che si fidasse a comprare a scatola chiusa. “A scatola chiusa compro solo Arrigoni”.

Una volta la scuola per i propri figli la si sceglieva obbligatoriamente così: a scatola chiusa. Spesso il criterio più determinante era la vicinanza. Sì, la vicinanza: si sceglieva la scuola superiore per i propri figli perché era più vicina. Più comoda. Non sto dicendo che i miei genitori scelsero così (ogni preside, ogni insegnante, è stato prima alunno, e farebbe bene a non scordarlo…); ma sicuramente molti genitori dei miei amici di allora scelsero in questo modo. A scatola chiusa. Per la vicinanza.

L’Open Day, la giornata aperta, è un’usanza relativamente recente, risale all’acquisizione della cosiddetta autonomia scolastica: dal momento che ogni scuola, sfruttando la sua “autonomia”, può, entro certi limiti, differenziare la sua offerta formativa, è giusto che possa mostrare, e discutere, le sue scelte con la possibile utenza in un momento a ciò deputato. L’Open Day. Serve a non “comprare” la scuola a scatola chiusa.

Sabato 11 gennaio abbiamo avuto il nostro terzo Open Day. E sicuramente deve essere apparso chiaro a tutti coloro che erano presenti che non è solo una questione di iscritti: anzi. C’è in gioco qualcosa di molto più profondo: il senso di ciò che facciamo. Certamente, senza iscritti non avrebbe senso tenere la scuola aperta… Ma quando si parla di scuola, il senso di quello che si fa non è nei numeri: non è nei voti, non è nel numero degli studenti, non è nel numero degli iscritti. Parlando di scuola, la differenza la fanno i sorrisi. Cioè l’essere lieti di fare ciò che si fa. La scuola non è vacanza, la scuola è fatica, è sacrificio, è impegno. Le sudate carte di cui parlava Leopardi. Ma la fatica che si fa a scuola deve essere sostenuta con il sorriso. Perché è la fatica che si fa a diventare ciò che siamo, a realizzare il nostro posto nel mondo; perché è la fatica richiesta per scoprire ciò che non sappiamo, è il prezzo giusto da pagare alla ancora più giusta curiosità; perché è la fatica che si fa a quindici anni, e a quell’età bisognerebbe solo sorridere (e invece non capita spesso…). Perché quel sorriso, esattamente come quello di Beatrice nel Paradiso, e in seguito di Dante, è il sorriso di chi ha compreso che esiste un destino, e sta preparandosi ad abbracciare il proprio. Ecco perché la scuola in cui imparo di più è la scuola in cui sorrido.

E allora le immagini che mi si stampano nella mente di questo Open Day sono diverse, ma sono immagini di sorrisi.

Teresa che sorride dal banco dell’accoglienza, e sembra Giulietta Capuleti che si affaccia dal balcone. Luca, fiero nel suo grembiule bianco, con cui mostra gli esperimenti di scienze nel laboratorio apposito. Paolo, che sorride per come l’amico si stima della sua divisa, e anche perché ne indossa una uguale… Martina, Marta, Laura, Matteo, e gli altri, che sorridono perché possono far vedere quanto sono bravi a parlare in varie lingue straniere (e perché la nostra ammirazione mentre loro fanno ciò ovviamente li gratifica…). Chiara e Alice, che sorridono perché è un mondo difficile, e il sorriso è la loro arma migliore per affrontarlo. E gli insegnanti, che pure sorridono, perché “è uno sporco mestiere, ma qualcuno lo deve pur fare”, e per fortuna siamo noi, che abbiamo capito che in realtà è il mestiere più bello del mondo, nonostante tutto. E i genitori.

I genitori. Cioè voi. I genitori dei nostri alunni.
Sorridono pure loro, nello svolgere un servizio di testimonianza come quello che gli abbiamo chiesto. Chissà, forse sorridono di gratitudine… Noi ci speriamo. Di sicuro non sembra un sorriso di circostanza, per cui, alla faccia dei numeri, in barba alla fatica, nonostante le difficoltà, noi continuiamo a fare ciò che facciamo e come lo facciamo. Sorridendo.

Giuseppe Pelosi
Preside Liceo Linguistico e Liceo Scientifico Regina Mundi

 

 

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