Al termine della quinta superiore, presso i Salesiani di via Copernico, ricordo che, come molti dei nostri studenti, non avevo le idee chiare su quel che sarebbe stato il mio avvenire universitario: nonostante avessi frequentato un liceo scientifico, infatti, capivo che la matematica o l’ingegneria non sarebbero state la mia strada, poiché mi parevano aride. Stavo perciò iniziando a concepire l’idea di buttarmi sulle lettere o sulla filosofia, materie che non mi pesava studiare, ma che, anzi provavo gusto nell’approfondire. Ma poi? Che ne sarebbe stato del lavoro? Mio padre diceva spesso che l’università era un investimento, tuttavia il sottoscritto non smaniava affatto all’idea di spendere la propria vita in un ufficio davanti ad un computer, seppur con un portafogli abbastanza pieno – così allora mi immaginavo la vita dell’ingegnere.
Per uscire dall’empasse ricordo che era stato fondamentale un incontro presso un liceo milanese, a cui mi aveva invitato una prof.ssa di Arte della mia scuola, tenuto da un esperto di educazione permanente e di formazione postlaurea presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore chiamato Michele Faldi.
Felice coincidenza è stata poi il ritrovare lo stesso personaggio qui alla Regina Mundi durante una mattinata di orientamento, non più per me, ma per i miei studenti, in cui ho potuto constatare la bontà di quanto mi era stato detto nove anni prima, visto come si è evoluto il mio percorso successivamente.
Tre i temi centrali affrontati questa volta: perché è utile orientarsi; cos’è oggi l’università; come scegliere.
Ma prima ancora, una questione fondamentale: la presenza di una domanda. Difatti, per scegliere l’università non occorre tanto l’offerta di un percorso di studi, ma il coraggio di un lavoro su di sé, ponendosi interrogativi come: “Chi sono io? Che cosa desidero?”. Solo a partire da tale premessa può essere possibile compiere un lavoro di orientamento, il quale è innanzitutto un processo, senza tempistiche prefissate.
Seconda tappa del percorso, ricordava Michele, sarà perciò conoscere l’università. Di tale istituzione si potrebbero dare svariate definizioni: c’è, infatti chi, come Flavio Briatore, la considera grettamente «un parcheggio per ventenni privi di futuro», oppure altri, come Einstein, che la descrivono come un luogo in cui addestrare la mente a pensare qualcosa che non si può apprendere dai testi.
Si è poi scesi in questioni più tecniche legate all’attuale modello universitario e alla strutturazione dei diversi percorsi, alfine di aiutare i ragazzi a comprendere che la scelta della propria strada dopo il liceo, seppur importante, non è l’ultima decisione, ma l’inizio di un percorso che può avere sbocchi diversificati.
Da qui, infine, dopo alcune disquisizioni sui test di ammissione, Michele Faldi ha poi trattato la questione vera e propria della scelta.
Che si tratti di un tema complesso è quanto mai lampante: basti pensare che oggi ci sono più di cinquemila curricula universitari a cui è possibile iscriversi. A tale demoltiplicazione degli enti si aggiunge anche una generale incertezza fra i giovani, la quale li può portare a preferire facili scorciatoie, come il seguire le scelte della maggioranza, o quelle che promettono facili ma illusorie carriere di successo. Tutto ciò rende l’orientamento inefficace, poiché la scelta deve partire dal sé.
Inoltre, salvo casi specifici, è distorto pensare di intraprendere un percorso di studi pensando che esso porti inevitabilmente ad una professione ideale, poiché il mondo del lavoro è ancora più mutevole di quello universitario tanto che, come ricordava il nostro ospite, oggi non si parla più del “lavoro di una vita” ma di “una vita di lavori”.
In conclusione, come egli stesso spiegava riferendosi alla propria vita, e come potrebbe benissimo affermare anche il sottoscritto, la parola d’ordine diventa una sola: passione! Solo questa è in grado di alimentare il fuoco nel cuore di un giovane, e, se ben direzionata, di aiutarlo non tanto a capire cosa fare “da grande”, ma “di grande”! Sta allora a noi professori offrire loro la possibilità di solcare le diverse aree del sapere, affinché il valore unico di ogni ragazzo possa germogliare e radicarsi con vigore in quel campo che più li ha fatti accendere, nella speranza che, un domani, ciascuno di loro possa portare abbondanti frutti, non solo nella propria vita, ma anche in quella di molti altri. Solo così potranno assaporare anch’essi la felicità.
Emanuele Lietti
Docente di Lettere
Liceo Scientifico e Linguistico